Perchè questo sito?


Chiariamo subito un concetto: siamo contro tutta la violenza, maschile e femminile, fisica e psicologica. E questo non è un sito contro le donne.
Sembra strano dover scrivere questa premessa ma quando si prova a parlare di violenza praticata dalle donne ci si imbatte quasi sempre in una attivista femminista che prima ti accusa di misoginia, poi nega che il fenomeno sia rilevante e infine accusa il maschio di “essersela cercata”.
Pare che per loro l’unica emergenza sia la violenza contro il genere femminile. L’unico fenomeno verso cui è giusto spendere parole, fare manifestazioni, creare campagne e, anche, ricevere fondi pubblici.
In questo i movimenti femministi sono riusciti ad impossessarsi della maggior parte dei media che fanno da gran cassa a qualsiasi notizia che vede un uomo agire da violento mentre nascondono, tacciono, minimizzano, sottovalutano le notizie in cui l’aggressività anche brutale è attuata da una donna. Fateci caso: se provate a cercare informazioni sui reati violenti al femminile li troverete solo nelle pagine di cronaca locale, su piccoli quotidiani o siti minori.
Difficile guadagnarsi la prima pagina nazionale se sei un uomo e la tua compagna ti ammazza o almeno ci prova.
Inoltre, la violenza al femminile, quando non si manifesta nei confronti dell’uomo ha anche l’orribile capacità di attuarsi nei confronti dei più deboli fra i deboli: i bambini, anche molto piccoli, gli anziani e i disabili. Ma anche in questo caso stranamente le femministe tacciono, non indossano vessili, non partecipano a flash mob.
Quello che vogliamo fare qui è molto semplice: raccogliere le notizie di queste forme di violenza al femminile affinchè se ne serbi la memoria perchè non c’è nulla di più eloquente della realtà.
Affinchè nessuna dica che la violenza è un problema di genere, perchè la violenza non ha genere. E lo facciamo citando ogni caso con il link all’articolo che ne ha riportato la notizia senza sparare numeri inventati. Osservate le date e la mole di episodi e poi confrontatelo con la percezione che vi hanno indotto a credere facendovi pensare che si tratti di un fenomeno a senso unico. Vi stupirete e forse inizierete a prendere consapevolezza che le “emergenze” si creano ad uso e consumo di chi ne beneficia.
32 “femminicidi” all’anno (dati 2018 Polizia di Stato, pag. 14) sono un fatto certamente grave e da condannare senza remore, ma su una popolazione di circa 60 milioni non sono l’emergenza assoluta che richiede una legislazione di emergenza, finanziamenti a pioggia e la colpevolizzazione degli uomini italiani.
Approcciarsi al problema della violenza nella nostra società colpevolizzando unicamente la figura maschile è talmente sciocco e fallimentare da far pensare che dietro ci siano altri obbiettivi.
Ognuno ne tragga le proprie conclusioni.
Non si vuole fare una “gara” cercando di dimostrare che un sesso è più violento di un altro: questo è proprio il leitmotiv che l’ideologia femminista cerca di portare avanti per supportare i propri scopi. Ma non si può sottacere come i comportamenti violenti siano ormai ampiamenti diffusi anche tra le donne tanto da rendere necessari dei programmi sociali, educativi, legislativi e punitivi equamente ripartiti per uomini e donne.
Perchè pensiamo che non ci sia differenza se la vittima è un uomo, una donna, una bambino o una bambina.

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